Dal caso di Giulia alla certezza della pena, dal ruolo dei social al coraggio della denuncia: intervista al generale Garofano

Dal caso di Giulia alla certezza della pena, dal ruolo dei social al coraggio della denuncia: intervista al generale Garofano

A margine dell’evento Fidapa a Capri, abbiamo intervistato sui temi di strettissima attualità il generale Luciano Garofano, biologo e criminologo, ex comandante dei Ris dei carabinieri, volto noto della trasmissione tv Quarto Grado. Ecco le sue parole.

“Sembrava veramente una coppia felice, ma poi scavando scavando ci siamo resi conto purtroppo che gli indicatori c’erano e che forse non sono stati considerati nella loro gravità. Nessuno ci noi credo che si aspettasse che accadesse quell’epilogo, addirittura con premeditazione”. Lo ha detto, parlando della tragica fine di Giulia Cecchettin ad opera dell’ex fidanzato, il generale Luciano Garofano, biologo e criminologo, a margine di una manifestazione a Capri, nell’ambito delle iniziative per la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, promossa dalla Fidapa che gli ha consegnato il premio “He for she” per il suo impegno e i suoi progetti contro la violenza di genere. E’ emergenza femminicidi in Italia? “Assolutamente no – ha risposto Garofano – ma purtroppo è una piaga sociale, i numeri sono costanti e anzi sono in aumento, è una sconfitta della nostra società”. Quale il ruolo della famiglia e della scuola? “Fondamentale. Io credo che se vogliamo invertire questi numeri drammatici dobbiamo ripuntare sull’educazione. E le agenzie educative più importanti sono la scuola e la famiglia. La famiglia deve riassumere il ruolo di quel luogo di valori, di trasmissione di regole e di esempio per i nostri ragazzi e deve trovare nella scuola alleanza e sinergia totale”. Parlando dei social, ha sottolineato: “Dobbiamo educare ad un uso intelligente dei social, avvisando che tutto quello che noi postiamo rimane per sempre”. Per contrastare i femminicidi, ha detto Garofano, “io credo che le pene siano più che sufficienti, dobbiamo lavorare sulla certezza della pena, che le pene siano irrogate e siano rispettate. Per affrontare un problema particolare come questo abbiamo bisogno di organici che siano adeguati, organici di persone competenti ad affrontare un problema sociale così rilevante come la violenza di genere”. Quale è l’arma più importante che hanno a disposizione le donne? “Indubbiamente il confronto, la assoluta necessità di aprirsi e parlare in famiglia e con gli amici e soprattutto avere la forza di denunciare, non quando le situazioni si sono cristallizzate in maniera negativa ma già dai primi sintomi e dai primi momenti di esternazione e di declinazione alla violenza”.

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